Era una persona molto fragile: aveva un occhio di vetro e l’uccello dalle piume di cristallo.
È una vecchia battuta, ma quando si leggono certe cose bisogna ridere per non piangere. Mi sto riferendo all’articolo «Pirata» di film uno su quattro a firma di Valerio Cappelli pubblicato su Corriere.it.
Come puntualizzato anche da Stefano, questo non vuole essere un articolo “contro” quello di Corriere.it.
Mi fa specie che Carlo Verdone si sia accorto solamente all’alba dell’ottobre 2008 che ci siano siti tramite i quali sia possibile scaricare film senza pagare il giusto compenso a chi detiene i diritti di copia legittima. Probabilmente il simpatico attore e regista ha vissuto un un mondo a parte se sostiene che la pirateria sia la causa del calo delle sale cinematografiche, visto che nel 2007 si è toccato l’apice, almeno a Roma (fonte).
Certo, è pur vero che la pirateria sia un bel problema per il cinema, ma mi permetto di far notare alcuni punti:
- oltre alla pirateria online, è molto fiorente in alcune zone la vendita per strada di supporti contraffatti da parte di ambulanti occasionali;
- chi acquista legalmente i film si ritrova con supporti ottici impossibili da copiare e bloccati con ogni tipo di tecnologia nota al momento della produzione: paradossalmente chi si comporta legalmente si ritrova con meno diritti di utilizzo rispetto a chi ottiene illegalmente un contenuto, il quale può copiare, riversare, trasferire a piacimento un film;
- prima c’erano le videocassette, poi sono venuti i DVD (tralasciamo i LaserDisc), ora i BlueRay: chi pensa onestamente che il pubblico sia così fesso da ripagare ancora una volta per avere i medesimi contenuti? Per conto mio i DVD di nuova generazione possono rimanere lì dove stanno, assieme ad ogni tipo di memoria ottica rotante perché sarebbe ora di abbandonare una tecnologia vecchia di decenni in favore di tecnologie allo stato solido (più controllabili, tra l’altro);
- se si mantengono costi elevati è naturale che le persone con budget limitato (i giovani citati nell’articolo) si procurino i contenuti con mezzi illegali, del resto è sempre successo, oppure nessuno si ricorda quando si comperavano le cassette C46 con 23 minuti per lato per farci stare un LP? iTunes insegna che se si mantengono prezzi popolari, è possibile vendere i contenuti a tutti perché, di fatto, si rende la pirateria sconveniente.
Cari signori, se volete raccogliere i danari che legittimamente vi spettano, adeguatevi al mercato, non citate dati e tecnologie a vanvera e scendete coi piedi sulla Terra del 2008, ma, soprattutto, producete film che la gente vuole tenere e rivedere anche fra trent’anni.
E, di grazia, lasciate perdere la “fibra di vetro”…
One response to “Fibra di vetro”
Obama ha vinto facendo pubblicità prevalentemente su internet, mentre qui in Italia ci vogliono far chiudere i nostri blog. Ciao da Maria