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Le infrastrutture


La storia di questo post ha come protagonista una media impresa manifatturiera sita nel cuore della pianura padana; limiterò i dati identificativi al minimo per vari motivi, non ultimo dei quali il fatto che il caso esposto è comune a molte aziende.

Questa azienda produce beni ad alta qualità nel proprio settore e li esporta in tutto il mondo. La sede attuale è invariata da dodici anni e sono circa sei anni che dispone di una linea ADSL con l’incumbent italiano; con il trascorrere del tempo la linea Internet è diventata sempre più importante, visto il prevalere dei rapporti con l’estero e l’introduzione di nuove tecnologie.

La sede, va specificato, non si trova in mezzo alla campagna, ma nella cosiddetta zona artigianale di una cittadina di circa quindicimila abitanti. A fianco ai capannoni del nostro esempio ci sono molti altri capannoni in attività da anni e un piccolo centro commerciale.

Da due mesi a questa parte l’ADSL è diventata (per citare un classico) goffa o erratica come un fulminatore e non è certo un servizio per tempi civilizzati (sempre per mantenere la medesima metafora). Nella migliore delle giornate, funziona solamente la mattina, per crollare appena dopo pranzo e riprendersi la notte. Quando va male, sta giù per qualche giorno.

Gli operai sono intervenuti più volte e tutto quel che sono stati in grado di fare è stato sostituire il cavo che va dalla chiostrina stradale agli uffici. Nell’ultimo intervento hanno cambiato anche la chiostrina presente in ditta installandone una prelevata probabilmente dal museo della SIP. Ovviamente gli operai hanno dato la colpa al router ADSL, ma anche l’apparato da loro consigliato non ha migliorato la situazione.

Da notizie ottenute per vie traverse abbiamo appreso che gli apparati elettronici siti nella centrale di riferimento sarebbero obsoleti e la situazione potrebbe peggiorare con l’aumento della temperatura. Inoltre pare che il cavo multicoppia che va dalla chiostrina stradale alla centrale sia deteriorato e necessiti di una sostituzione. Queste sono però informazioni ottenute in via non ufficiale di cui non ci sono riscontri. In ogni modo sono problemi di chi fornisce il servizio ed emette regolarmente fattura per lo stesso.

Non c’è da stupirsi, quindi, se Stefano Quintarelli, per citare un nome non del tutto a caso, insiste nel suo blog sull’importanza dell’infrastruttura; purtroppo quando nei notiziari si parla dell’incumbent italiano si citano sempre cifre astronomiche, movimenti societari e assimilati, ma si dimentica chi è in trincea tutti i giorni a combattere con un’infrastruttura fatiscente, operai volonterosi ma demotivati o privi di risorse e call centre che si ricordano dei clienti solamente quando devono rifilare nuovi servizi.

Grazie, Telecom!


6 responses to “Le infrastrutture”

  1. Io premiai la Telecom per la non soluzione di un problema “da ultimo metro” con il 130 e passai coi sardi. In tre anni l’unico casino avuto è stato per colpa del Router. La possibilità di avere il cavo di altro operatore è praticamente utopistica da queste parti.

  2. L’ULL è utopistico nel 99,9999997% dei casi, per ora perché non è conveniente. Anche a Pavia è su 2 centrali su 3 e casa mia è troppo lontana per leofferte di British Telecom in ULL.

  3. Il problema non e’ se uno prende la connettività dai Sardi, dai Romani o dai Britanni. Il problema grave è l’infrastruttura su cui viaggiano i pacchetti.

  4. Probabile che sia così.
    Quel che è certo è che hanno superato la soglia di sopportazione del cliente.

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