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33.000 record di iscritti a Clear rubati a SFO


La CBS riporta (via Slashdot) che all’aeroporto di San Francisco il 26 luglio u.s. è stato rubato un computer portatile che contiene le informazioni personali di 33.000 clienti di Clear, un servizio che consente a chi paga 100$/anno di seguire una procedura più rapida durante le operazioni di controllo di sicurezza negli aeroporti americani.

A parte l’idiozia di far pagare un quid per evitare i controlli di sicurezza, le informazioni personali contenute nel computer non erano protette da alcun sistema di crittografia, perciò chi ha in mano in questo momento il portatile ha libero accesso ai dati personali e agli estremi dei documenti di identità di 33.000 cittadini americani, molti dei quali, è ragionevole presumere, sono utenti abituali del servizio aereo.

Facendo un rapido calcolo, quei 33.000 clienti hanno generato un fatturato di oltre 3.000.000$ (ipotizziamo che alcuni siano dati di test, o dipendenti, oppure omaggi): è mai possibile che un’organizzazione con un simile fatturato annuo non si sia mai posta il problema della sicurezza? In una pagina apposita del sito, Clear dichiara che «in June, 2007, Ernst & Young LLP concluded a comprehensive, independent audit of our privacy policies and practices», evidentemente l’audit non era così approfondito.

A mio modo di vedere, stando ai dati pubblicati, il problema in questo caso è duplice.

Da un lato c’è un’organizzazione che non è in grado di tutelare i dati che le vengono consegnati. La nostra legge prevede non per nulla una serie di norme da rispettare in questo settore, molte delle quali sono pensate per far capire a chi sta gestendo i dati l’importanza di ciò che ha in mano. È fuor di dubbio che ci sia stata della leggerezza nell’affrontare questo problema.

Dall’altro lato abbiamo il personale che, probabilmente, non è stato sufficientemente addestrato o reso consapevole dei rischi che comporta la sottrazione di un computer con quei dati. Spesso chi commette leggerezze in questo settore lo fa perché nessuno gli ha mai spiegato quanto possano valere i dati che sta trattando per persone con finalità poco legali.

Concludo con una riflessione per i miei tre lettori. Pensate alle chiavette USB e ai dischi rigidi tascabili che vi portate dietro. Pensate alle conseguenze di un furto di quegli oggetti e ricordatevi che il mondo è piccolo, molto piccolo…


4 responses to “33.000 record di iscritti a Clear rubati a SFO”

  1. A me è successo di perdere in pizzeria una chiavetta di valore commerciale infimo, dati per lo più copiati su altri dischi ma abbastanza personali per farmi cadere in paranoia fino al suo ritrovamento

  2. Cioè a me mi fanno levare le scarpe ogni volta che devo prendere un aereo ma a chi paga un tot non lo controllano proprio?

    Certo, perché i terroristi non hanno soldi per abbonarsi ad un simile servizio.

    Idioti.

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