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Glasshouse


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The worst dark age was caused by the failure to understand informational economics and the consequent adoption of incompatible data representation formats.

It’s implicit in this society. They set us up to make it easy to make people kill for an abstraction.

Charles Stross non è autore prevedibile, o comunque non lo è ancora diventato; come altre sue opere, Glasshouse parte presentando temi molto classici, se non logori, della fantascienza per poi svilupparsi in maniera autonoma o, meglio, strossiana.

Glasshouse non è un libro che scorre via liscio come, per esempio, The Jennifer Morgue: questo romanzo è decisamente più denso. Probabilmente verso la metà c’è un punto morto della narrazione in cui accade veramente poco, superato il quale l’azione riprende ritmo e vivacità per arrivare ad un finale mozzafiato che tiene incollato il lettore fino all’ultima pagina.

Cerco di fare un breve cenno alla storia cercando di non rivelare nulla che possa rovinare la sorpresa.

Si parte da un’umanità estremamente evoluta uscita da vari tipi di conflitti, pochi dei quali di tipo militare: tempo addietro le persone sono state infettate da un virus, Curious Yellow, che ha rimosso selettivamente alcuni tipi di ricordi. L’infezione è stata resa possibile dall’uso pervasivo di T-gate e A-gate, ovvero, per dirla con la terminologia di Star Trek, teletrasporto e replicatore, anche se di gran lunga più complessi e versatili degli omologhi della serie televisiva. <battuta_informatica>No, i virus non sono stati originati dai B-Gates.</battuta_informatica>

Il nostro eroe è un reduce di guerra con non pochi problemi a cui viene offerto di entrare a far parte di una simulazione stile Grande Fratello (quello televisivo) a lunga durata. La simulazione ricrea l’ambientazione e lo stile di vita di ciò che per le persone del futuro sono i secoli bui, ovvero (nessuno si stupirà) i nostri tempi; lo scopo tutto ciò è di studiare quel periodo, in quanto moltissimi dati che lo riguardano sono andati perduti.

Se non è difficile intuire che le cose non andranno per il verso giusto, è tutt’altro che facile immaginare cosa accada venti pagine più in là, una volta guadato il breve pantano narrativo di cui sopra.


2 responses to “Glasshouse”

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