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CAPRICA


Caprica

The function of science fiction is not always to predict the future but sometimes to prevent it.

(Frank Herbert)

Finalmente un bel telefilm di fantascienza!

Stavo un po’ perdendo la speranza di riuscire a vedere qualcosa di intelligente, qualcosa che non fosse la solita storia ritrita dell’utopia futuribile, ma qualcosa che ci mette in guardia.

Premetto da subito che non ho visto Battlestar Galactica: mi sono fermato a tutti gli episodi della prima gloriosa serie e qualcuno di quello schifo di Galactica 1980. I primi approcci con Battlestar Galactica mi hanno lasciato un po’ freddino, quindi non ho continuato.

Ronald D. Moore si riconferma un ideatore vulcanico, probabilmente l’avremmo dovuto sospettare quando è stato allontanato dalla produzione di Star Trek. Abbiamo visto com’è andata per l’uno e per l’altro.

Il primo impatto è senza dubbio quello visuale. C’è un sapiente utilizzo dello schermo wide e un giusto uso dei terzi, che rompono definitivamente lo schema delle inquadrature centrali televisive, con un effetto nettamente cinematografico. Certe cose non erano certamente possibili quando la maggioranza dei televisori era 4:3. Molto interessanti anche le luci: anche in questo caso il loro utilizzo è decisamente cinematografico e per nulla televisivo.

L’ambientazione è quella di una città in cui la tecnologia è presente ma non incombente. Un po’ come se una persona degli anni ’50 vedesse le scene di una metropoli attuale.

I personaggi mi hanno colpito in maniera assolutamente positiva: in Caprica per ora sono tutti cattivi, nel senso che non c’è il buono di riferimento per giustificare i personaggi antagonisti. Ovviamente il mio personaggio preferito è Daniel Graystone, ma mi sembra quasi inutile dirlo.

La storia è quella che colpisce favorevolmente. È una di quelle storie che ti sollevano per le palle, ti sbattono contro il muro, ti tirano calci nelle costole quando sei a terra finché non ti sei svegliato e non stai capendo quello che succede. Sono le storie grandiose della vera fantascienza, che non terminano in un capitolo o in 44 minuti di trasmissione, ma che non vengono nemmeno inutilmente diluite in uno sterminio di alberi un cui in 100 pagine non succede assolutamente nulla. La ciliegina sulla torta è che qui viene tirata in ballo anche la religione e se ne vedono veramente delle belle…


8 responses to “CAPRICA”

  1. Al momento mi lasciano perplesso gli Adama. Willie non è lontanamente Bill Adama e il padre è lungi dall’essere come era descritto in BSG (ma in questo caso è una idealizzazione giustificabile). Da questo punto di vista sembra quasi Episodio I. 🙂

    Altra cosa che mi lascia perplesso (ma proprio per pignoleria) è l’uso di tecnologia terrestre e non una similitudine “aliena”: nell’ultimo episodio c’era una VHS!!
    SyFy, Sci-fi… solita storia 🙂

    Ci sono un po’ di cose che andranno a posto ma per lo meno c’è una storia e questo oggi è già tanto.

  2. L’ho notato anche io. Forse non hai notato che Adama Sr. guida una Citroen “Squalo” e che gli interni del tribunale richiamano un po’ gli interni britannici e americani di fine 1800. E’ quello il bello: non e’ tutto “avanzatissimo”, c’e’ commistione tra modernita’ e modernariato. Fa eccezione la casa di Graystone; anzi: le case di Graystone e di Adama sono antitetiche.
    Il production designer non e’ certo uno sprovveduto e questa e’ un’altra delle caratteristiche che si riferiscono piu’ alle produzioni cinematografiche che a quelle televisive.

  3. La tecnologia terrestre c’era anche in BSG, è quasi un marchio di fabbrica di questo tipo di fantascienza.
    Credo che la difficoltà più grossa che deve affrontare questo telefilm è che molti lo guarderanno cercandovi dentro BSG. Il fatto che a Luigi – che non ha visto BSG – piaccia molto più di quanto piace ad altri secondo me lo dimostra.

    Un’ultima nota: rispetto alla Caprica di BSG – che era sostanzialmente New York – questa versione della città mi sta ricordando sempre di più Gotham.

  4. E per rispondere a Silvio, il parallelismo
    con la Terra è ciò che mi ha sempre
    lasciato perplesso in BSG. Usano i
    libri con gli angoli tagliati, ma nei
    parcheggi ci sono le Citroen (a proposito,
    sarà sempre la stessa da una seria
    all’altra :-)) e i camion militari sono
    sputati quelli dell’esercito americano,
    senza nemmeno cambiare gli specchietti.

    Comunque, fossi in Luigi, una guardata
    a BSG la darei. Con tutti i suoi limiti,
    e alcune apparenti assurdità è la serie
    che dal punto di vista visivo e per i
    contrasti dei personaggi mi è piaciuta
    maggiormente dall’epoca di Babylon 5.

    Ciao!

    Lanfranco

  5. Lanfranco: se avessero cambiato gli specchietti non li avresti riconosciuti? 🙂

    Comunque anche io se fossi in Luigi magari lo guarderei. Anzi, appena riesco dico a Luigi di guardarla.

  6. Naturalmente li avrei riconosciuti. Quello che volevo sottolineare è che in BSG e a quanto pare in Caprica (che ancora non ho
    visto) c’è uno strano impasto tra navi da battaglia stellari e cose rappresentate in modo diverso da come le conosciamo (i libri) e invece cose, perfettamente riconoscibili, esattamente come le conosciamo (le Citroen) e i camion. Evidentemente deve essere un effetto voluto, anche se non ne capisco il senso.

    Ciao!

    Lanfranco

    Ciao!

  7. Lanfranco:
    Il senso, chiaramente secondo me, è quello di rendere questi tizi a un tempo “alieni” e
    “come noi”. Poi, ovvio, e’ più semplice e economico creare i prop semplici per gli oggetti piccoli come i libri (ho trovato geniale l’idea degli angoli tagliati) che creare dei prototipi d auto. Considera poi che le Citroen non sono molto conosciute dall’americano medio e hanno un design piuttosto… alieno 🙂

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